Più granitica dell’evidenza. Con la seconda sconfitta in campionato, dopo quella contro l’Udinese, la Juve ha interrotto la corsa all’inseguimento del’Inter, corsa forse disperata, ma si può capire la rabbia di chi si è visto fermare in questo modo. Già a Cagliari c’erano stati due rigori contro i bianconeri, ma allora non nutrimmo alcun dubbio sulla correttezza della scelta. Questa volta invece Bergonzi ha preso lucciole per lanterne, lui che viene dalla città che fa della Lanterna il simbolo: non vorremmo che, nel rovesciamento dei rapporti di forza seguiti a Calciopoli, certi arbitri giovani prendessero come un punto d’onore e di indipendenza picchiare duro contro chi rappresentò un potere. Chi ha pagato, ha pagato: e basta. L’intervento di Chiellini su Lavezzi che ha determinato il 2-1 è sembrato sulla palla persino a chi, come noi, vedeva i giocatori come omini del Subbuteo in questo stadio disgraziato per il calcio. Quanto all’altro penalty, con Zalayeta contrastato da Buffon, il tuffo dell’uruguagio è stato impagabile. Queste le impressioni, senza aiuto della moviola.
E’ sgradevole commentare una partita dando tanto spazio alle decisioni arbitrali. Tuttavia non si può prescindere perché sono state decisive. Fino al 17’ della ripresa l’equilibrio era stato perfetto. Si erano incontrati in agosto, Napoli e Juve, lasciando l’impressione di cantieri aperti e, soprattutto i partenopei, di materiale grezzo e un po’ dozzinale. Pochi mesi hanno creato una nuova consistenza. Il Napoli gioca un calcio credibile per la serie A, tonificato da imprese come segnare 4 gol alla Roma. Probabilmente è una squadra più a suo agio in trasferta. I sessantamila del San Paolo (salvo nel secondo tempo, con il match in discesa e la Juve piegata nell’animo) sono una spinta ma talvolta un freno, in particolare per chi ha piedi grevi che non solleticano la fantasia degli orfani di Careca e Maradona. Tutti aspettano le giocate di Lavezzi, anche gli avversari, e la discreta pressione del Napoli a centrocampo ha prodotto nell’intero 1º tempo un colpo di testa debole di Domizzi su angolo e al 41’ la fuga di Lavezzi fermato per un fuorigioco «di centimetri». Per il resto la difesa bianconera ha mandato fuori tempo l’attacco del Napoli, col panterone Zalayeta confuso in zona gol e Lavezzi sotto controllo rigido.
La Juve non ha avuto momenti sublimi, pur impegnando Iezzo con i tiri di Trezeguet e Almiron. E’ una grande che gioca da provinciale, si illumina se la palla finisce tra piedi nobili come nell’azione del gol in apertura del secondo tempo: triangolo tra Palladino e Trezeguet, ripresa di Del Piero in rete sul tocco sporco del suo giovane compagno che è stato l’elemento più positivo, non ancorato al ruolo di vice di Nedved sulla fascia sinistra e invece mobile lungo tutto l’attacco. Il resto era lavoro solido, poco sospinto sulle fasce ma attento in copertura, con la difesa prima a quattro e poi a tre. Bisognerà che Ranieri, squalificato a Napoli, inventi più movimento perché il centrocampo costruisca di meglio: con quella staticità delle punte e delle ali, persino Pirlo faticherebbe a creare, figuratevi Almiron. La rete delpieriana schiudeva un match più avventuroso e sgargiante. La Juve aveva la colpa di subire subito il pareggio dell’uruguayano Gargano, che attraversava indisturbato l’area da destra a sinistra per liberarsi davanti a Buffon. L’altra colpa, pure grave, la commetteva al 7’ Del Piero tirando da 10 metri altissimo e fortissimo invece di appoggiare in rete la palla rimbalzata contro la traversa su un colpo di testa di Trezeguet. Il nuovo vantaggio avrebbe messo la partita su binari juventini così invece c’era modo perché Bergonzi la facesse deragliare.
E’ sgradevole commentare una partita dando tanto spazio alle decisioni arbitrali. Tuttavia non si può prescindere perché sono state decisive. Fino al 17’ della ripresa l’equilibrio era stato perfetto. Si erano incontrati in agosto, Napoli e Juve, lasciando l’impressione di cantieri aperti e, soprattutto i partenopei, di materiale grezzo e un po’ dozzinale. Pochi mesi hanno creato una nuova consistenza. Il Napoli gioca un calcio credibile per la serie A, tonificato da imprese come segnare 4 gol alla Roma. Probabilmente è una squadra più a suo agio in trasferta. I sessantamila del San Paolo (salvo nel secondo tempo, con il match in discesa e la Juve piegata nell’animo) sono una spinta ma talvolta un freno, in particolare per chi ha piedi grevi che non solleticano la fantasia degli orfani di Careca e Maradona. Tutti aspettano le giocate di Lavezzi, anche gli avversari, e la discreta pressione del Napoli a centrocampo ha prodotto nell’intero 1º tempo un colpo di testa debole di Domizzi su angolo e al 41’ la fuga di Lavezzi fermato per un fuorigioco «di centimetri». Per il resto la difesa bianconera ha mandato fuori tempo l’attacco del Napoli, col panterone Zalayeta confuso in zona gol e Lavezzi sotto controllo rigido.
La Juve non ha avuto momenti sublimi, pur impegnando Iezzo con i tiri di Trezeguet e Almiron. E’ una grande che gioca da provinciale, si illumina se la palla finisce tra piedi nobili come nell’azione del gol in apertura del secondo tempo: triangolo tra Palladino e Trezeguet, ripresa di Del Piero in rete sul tocco sporco del suo giovane compagno che è stato l’elemento più positivo, non ancorato al ruolo di vice di Nedved sulla fascia sinistra e invece mobile lungo tutto l’attacco. Il resto era lavoro solido, poco sospinto sulle fasce ma attento in copertura, con la difesa prima a quattro e poi a tre. Bisognerà che Ranieri, squalificato a Napoli, inventi più movimento perché il centrocampo costruisca di meglio: con quella staticità delle punte e delle ali, persino Pirlo faticherebbe a creare, figuratevi Almiron. La rete delpieriana schiudeva un match più avventuroso e sgargiante. La Juve aveva la colpa di subire subito il pareggio dell’uruguayano Gargano, che attraversava indisturbato l’area da destra a sinistra per liberarsi davanti a Buffon. L’altra colpa, pure grave, la commetteva al 7’ Del Piero tirando da 10 metri altissimo e fortissimo invece di appoggiare in rete la palla rimbalzata contro la traversa su un colpo di testa di Trezeguet. Il nuovo vantaggio avrebbe messo la partita su binari juventini così invece c’era modo perché Bergonzi la facesse deragliare.